SANITÀ INTEGRATIVA E WELFARE AZIENDALE
La sanità integrativa è l’ambito nel quale operano ASSIDIM e i fondi sanitari integrativi al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ovvero tutti gli enti che garantiscono al cittadino un’assistenza integrativa a quella pubblica.
È importante sapere che, a complemento delle prestazioni garantite dallo Stato a tutti i cittadini mediante la fiscalità generale, esiste un secondo pilastro, originato dalla contrattazione collettiva nazionale o decentrata che ricomprende una pluralità di portatori di interesse: i fondi negoziali, le casse aziendali, le società di mutuo soccorso, broker e compagnie di assicurazione.
Il secondo pilastro del welfare, e in particolare l’assistenza sanitaria integrativa, sono di grande importanza perché garantiscono un risparmio di risorse per il sistema sanitario, sopperendo ai tagli ingenti della finanza pubblica e mettendo a disposizione dello Stato risorse aggiuntive, provenienti dal settore assicurativo, dal brokeraggio e dal terzo settore.
CORNICE STORIA E NORMATIVA
Nascono le prime società di mutuo soccorso costituite da artigiani e operai che fornivano un’assistenza ai lavoratori in mancanza di qualsiasi altra copertura.
La legge 833 istituisce il Servizio Sanitario Nazionale.
Una normativa fiscale – art. 51 Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) – crea una categoria di soggetti ed enti accomunati dall’avere esclusivamente fini assistenziali: i contributi che imprese e dipendenti versano a tali soggetti ed enti non concorrono al reddito imponibile fino a € 3.615,20.
Con i decreti n. 502 del 1992 e n. 517 del 1993, crescono gli spazi e il riconoscimento per fondi sanitari, casse aziendali e società di mutuo soccorso: da forme “differenziate” si passa a forme “integrative” di assistenza; al contempo, il numero degli iscritti ai fondi si approssima al milione.
Il decreto n. 229 (c.d. Bindi) definisce gli ambiti di intervento per l’attività dei fondi sanitari integrativi (c.d. fondi “doc”).
I due decreti ministeriali del 2008 (c.d. Turco) e del 2009 (c.d. Sacconi) introducono due importanti novità per l’attività dei fondi: innanzitutto, l’istituzione di un’Anagrafe presso il Ministero della Salute; in secondo luogo, l’obbligo per i fondi di destinare il 20% dell’ammontare delle risorse all’assistenza odontoiatrica e/o all’assistenza socio-sanitaria per i non autosufficienti.
Le Leggi di Bilancio danno un impulso importante al welfare aziendale, potenziando le agevolazioni fiscali per le aziende che decidono di convertire i premi di produttività in servizi welfare.
IL WELFARE AZIENDALE
Nel corso degli ultimi anni, le aziende stanno sempre più recependo la domanda di protezione e sicurezza sociale da parte dei lavoratori, generata dai nuovi bisogni che non sempre trovano risposta nei grandi istituti tradizionali del welfare pubblico.
Stante il mutevole contesto normativo, i decisori aziendali si trovano ad assumere crescenti responsabilità per rispondere adeguatamente a bisogni che appaiono trasversali a tutte le risorse aziendali, indipendentemente dalle caratteristiche socio-demografiche ed economiche delle stesse, dall’età o dal genere: si va dall’assistenza sanitaria alla previdenza integrativa, passando per i servizi di assistenza agli anziani e quelli per l’infanzia, fino ai buoni pasto, al bonus trasporti, l’abbonamento alle palestre, ecc.
La consapevolezza delle opportunità e dei benefici derivanti dalle misure di welfare non cresce soltanto tra le aziende ma anche tra i lavoratori, dal momento che con la loro implementazione si arriverebbe ad armonizzare le esigenze aziendali e produttive con la conciliazione dei tempi di vita – lavoro (work – life balance) delle persone.
Tra l’altro, le più recenti e autorevoli indagini sullo stato del welfare nelle piccole medie imprese individuano proprio nell’assistenza sanitaria il benefit più desiderato da dipendenti e collaboratori aziendali.
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“Il Welfare aziendale è importante perché è tra gli elementi che tengono viva la comunità”.
[Papa Francesco]