Per molti versi, “sostenibilità” si sta dimostrando essere una delle parole chiave del 2024. Non a caso, il punto di sostenibilità rappresenta l’incontro perfetto tra le tre macroaree: ambiente, società ed economia (ESG360, 2023), nonché un utilizzo delle risorse disponibili che sia non solo efficiente, ma anche rispettoso.
Un campo in cui, sempre di più, la parola sostenibilità sta diventando centrale è anche quello del lavoro. Una spinta verso il lavoro dignitoso è infatti tra i 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SGD), dell’Agenda 2030 sottoscritta il 25 settembre 2015 dall’Assemblea generale dell’ONU.
Si potrebbe contestare che lavoro dignitoso e crescita economica dovrebbero rappresentare già realtà di fatto oggi e non mete prefisse per il futuro; tuttavia, occorre guardare questa situazione anche sotto la lente positiva: la società muta costantemente e così i suoi bisogni. Garantire un’occupazione piena e appagante economicamente e personalmente per tutti è uno sforzo che non deve finire, un obiettivo verso il quale è sempre giusto tendere e non raggiungere (perché continuerà a cambiare nella sua definizione e continuerà a richiedere misure diverse).
Ad oggi, la pienezza e durabilità della crescita economica si devono a due fattori:
- Produttività economica in senso stretto;
- Appagamento e auto-realizzazione personale;
La produttività economica e la crescita economica riguardano uno sforzo dal basso verso l’alto e una capacità delle istituzioni di proteggere i diritti dei lavoratori (tutti, donne, migranti, categorie protette, precariato), incoraggiare ed ampliare lo sviluppo di imprese locali e nazionali, migliorare l’efficienza dei processi tramite un sano impiego della tecnologia.
Il secondo punto è più difficilmente inquadrabile in bilanci, rendiconti economici e grafici di confronto e, anche e proprio per questo motivo, risulta particolarmente importante da considerare. L’appagamento e l’auto-realizzazione personale riguardano altrettanto diversi ambiti: una dignità personale, regolarità contrattuale, condizioni di lavoro sicure, reddito adeguate alle necessità, uguaglianza e benessere.
Un lavoro sostenibile per la persona è un lavoro che non si limita a garantire una sicurezza di tipo economico, ma che gli permetta di realizzare il suo potenziale, permettergli di sentirsi integrato e parte della società e della sua crescita, aiutarlo a sviluppare e mantenere anche le sue passioni e relazioni extra-lavorative.
Il lavoro sostenibile dovrebbe seguire le norme della “qualità, non quantità”. Ce lo dimostrano alcuni dati, come il fatto che il 56% degli italiani sperimenti il “burnout” (Fonte: The Adecco Group, 2023, “Global workforce of the future”), un logoramento ed esaurimento psico-fisico, spesso dovuto all’impiego di tutte le proprie risorse di tempo, energia e persona nel lavoro.
Si potrebbe (e si è fatto*) scrivere un libro, e non limitarsi ad un articolo sull’argomento, ma qui lo scopo è più semplicemente quello di presentare alcune delle proposte che negli ultimi anni si sono portate avanti e che aiuteranno a incamminarsi verso la giusta direzione:
- La settimana lavorativa di 4 giorni; È già realtà in Paesi come Spagna, Nuova Zelanda, Giappone ed Islanda e, sebbene non applicabile a tutti i settori produttivi, permetterebbe una riduzione delle ore lavorative settimanali a 32, incrementando la produttività, garantendo una maggiore flessibilità lavorativa e riducendo lo stress e le sindromi da burn-out e workaholism (dipendenza da lavoro).
- Focus sui benefit aziendali; oltre a rappresentare un vantaggio per le aziende (sia in termini di ritenzione e fidelizzazione del personale, nonché vantaggi di scarico fiscale), offrire varie misure di benefit connesse al lavoro aiutano i lavoratori nello svolgimento delle proprie mansioni.
E quali sono i benefit aziendali di cui si sente maggiormente il bisogno? Assistenza sanitaria integrativa, Fondo pensionistico integrativo, possibilità di lavorare da remoto/orari flessibili, sostegni al reddito.
La formula magica per una situazione lavorativa migliore, dunque, è tutt’altro che magia: ciò che fa la differenza è un ambiente di lavoro che sia positivo e incoraggiante, che consenta ai dipendenti di sperimentare un benessere maggiore e di essere più innovativi e performanti nello svolgimento delle proprie mansioni, anche e soprattutto supportandoli nella vita al di fuori dell’impiego.
FONTI E ARTICOLI INTERESSANTI SULL’ARGOMENTO:
- ESG360 – https://www.esg360.it/esg-world/sostenibilita-significato-obiettivi-e-perche-e-importante/
- Fondazione GiGroup – https://fondazione.gigroup.it/lavoro-sostenibile/
- Factorial – https://factorial.it/blog/settimana-lavorativa-4-giorni/
- La svolta – https://www.lasvolta.it/5848/aziende-come-prevenire-il-burnout
- Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro (2013), Maslach, C., Leiter, M. P., Bolech, I.
- I cosiddetti sani. La patologia della normalità (2023), Fromm, E.
- Burnout globale. La malattia del secolo (2014), Chabot, P.