Che cos’è ?
La fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia cardiaca più frequente interessando circa l’1-2% della popolazione. E’ caratterizzata da un ritmo cardiaco irregolare e spesso accelerato.
Normalmente il cuore si contrae ciclicamente al fine di “spingere” il sangue, che è stato ossigenato a livello polmonare, a tutti gli organi. La contrazione del cuore dipende da impulsi elettrici che si generano autonomamente a livello dell’atrio destro del cuore e che sono controllati dal sistema nervoso autonomo (quella parte di sistema nervoso che controlla tutte le funzioni fondamentali del nostro organismo) indipendentemente dalla nostra volontà. Può accelerare o rallentare il battito cardiaco a seconda delle necessità, ad esempio accelerarlo se vogliamo correre, o rallentarlo se stiamo dormendo.
L’impulso elettrico partito dall’atrio si estende poi alla parte più importante del cuore, i ventricoli che rappresentano la maggior massa del cuore e che contraendosi spingono il sangue fuori dal cuore: il ventricolo sinistro spinge il sangue ricevuto dall’atrio sin (che a sua volta lo ha ricevuto dal circolo polmonare dove il sangue è stato ossigenato) nell’aorta e quindi a tutti gli organi; il ventricolo destro spinge il sangue più ricco in anidride carbonica, ricevuto dall’atrio destro e quindi dalle vene e quindi povero in ossigeno e ricco in anidride carbonica, verso il circolo polmonare per essere ossigenato. Tutto funziona in modo coordinato e controllato; il ritmo cardiaco che noi percepiamo, corrispondente alla contrazione dei ventricoli ed è solitamente “regolare” (ritmo sinusale).
In caso di fibrillazione atriale viene a mancare questa regolarità nella trasmissione dell’impulso elettrico.
Nell’atrio si generano contemporaneamente tanti impulsi e viene a mancare un controllo: il risultato è che l’atrio non si contrae efficacemente con regolarità, a caso uno “passa” e va verso il ventricolo determinandone la contrazione. L’atrio non si contrae più in maniera coordinata ma, appunto, fibrilla. La regolarità del ritmo viene persa e solitamente la frequenza cardiaca è più alta (anche se può essere normale).
Le probabilità di sviluppare questa condizione aumentano con l’avanzare dell’età ma si può verificare anche in soggetti giovani e sani. Inizialmente si presenta in modo parossistico (Fibrillazione atriale parossistica) cioè l’atrio inizia a fibrillare e dopo qualche minuto o ora il ritmo spontaneamente torna normale. Il paziente avvisa il ritmo irregolare e la frequenza più alta, spesso associati a senso di malessere importante, che poi regrediscono. Con l’andare del tempo questi episodi possono diventare sempre più frequenti, più lunghi nel tempo, sino a rendere la Fibrillazione atriale cronica.
La fibrillazione atriale è pericolosa?
Di per sé non è pericolosa, è molto fastidiosa…..se si riesce a far tornare il ritmo regolare in poco tempo, non vi sono conseguenze serie per il funzionamento cardiaco. Se invece diventa cronica, allora, pur non rappresentando un pericolo per la vita, può “affaticare” che il cuore.
Il vero pericolo legato alla fibrillazione atriale è rappresentato dall’aumentato rischio di formazione di trombi a livello dell’atrio. Infatti quando l’atrio fibrilla, cioè non si contrae bene e non riesce a buttare tutto il sangue verso il ventricolo, il ristagno del sangue all’interno dell’atrio facilita la coagulazione del sangue stesso con l’aumento di probabilità della formazione di trombi. Questi poi facilmente possono migrare verso il ventricolo (qui nessun problema) e poi dirigersi in aorta e verso la circolazione periferica. Ad un certo punto il diametro dell’arteria imboccata sarà minore della grandezza del trombo, che lì si fermerà riducendo/bloccando il flusso di sangue e determinando ischemia. Questo significa che se ciò avviene nel cervello (organo maggiormente colpito) si avrà un ictus!
E’ quindi necessario prevenire questa grave conseguenza della fibrillazione atriale, considerando che la formazione di trombi purtroppo può avvenire in poco tempo. Ecco perché non appena si arriva il pronto soccorso e viene fatta la diagnosi di episodio di fibrillazione atriale viene somministrata “eparina” o perché in alcuni casi (sempre se la fibrillazione atriale diventa cronica) è necessario che il paziente assuma anticoagulati orali tutti i giorni, oltre a farmaci antiaritmici.
Quali sono le cause?
Vi sono condizioni predisponenti, quali ad esempio concomitanti patologie cardiache come precedente infarto miocardico, scompenso cardiaco, vizi valvolari, ipertensione arteriosa, obesità, alterazione della funzionalità tiroidea o a causa di una patologia polmonare. Possono avere un ruolo disequilibri elettrolitici (ridotta concentrazione di potassio) che può essere conseguenza di terapie farmacologiche o perdita li liquidi (emorragie, diarrea/vomito importanti, ecc). In alcuni casi l’aritmia si manifesta senza una causa organica evidente. Lo stress può giocare un ruolo importante.
I sintomi principali
I sintomi principali della fibrillazione atriale sono cardiopalmo aritmico (battito cardiaco veloce e irregolare), stanchezza, mancanza di respiro, scarsa tolleranza allo sforzo fisico, talvolta fastidio toracico o dolore cardiaco. Cosa fare se si accusano queste cose? La cosa migliore è recarsi presso un pronto soccorso
al fine di eseguire un elettrocardiogramma e quindi arrivare ad una corretta diagnosi. E’ infatti importante far tornare il cuore, il prima possibile, a battere in modo regolare.
Diagnosi:
La diagnosi è facile. Un semplice elettrocardiogramma eseguito mentre l’episodio è in corso permette di fare diagnosi. In ogni caso questo non basta. Al fine di stabilire la giusta terapia occorre effettuare valutazioni cardiologiche più esaustive per definire bene le cause che hanno portato alla fibrillazione atriale e quindi definire la terapia migliore.
Le principali indagini sono:
- Esami ematici generali comprensivi di funzione tiroidea, funzione renale ed elettroliti.
- Holter ECG dinamico 24-48 ore.
- Impianto di Loop recorder, ossia un dispositivo sotto pelle, tipo microchip che registra continuamente il battito cardiaco.
- Test da sforzo
- Esame elettrofisiologico.
Cosa fare?
Come sopra ricordato, importante è ripristinare il ritmo cardiaco regolare il prima possibile. Per fare questo si ricorre inizialmente alla somministrazione di farmaci aritmici in dosaggio appropriato (di solito somministrati in vena) e sotto controllo medico (cardioversione farmacologica) e nel giro di poco tempo il ritmo torna alla norma. Se questo non succede, allora si interviene con la “cardioversione elettrica” eseguita mediante DC shock elettrico (in corso di una breve anestesia generale). Prima di eseguire una cardioversione elettrica è necessario controllare esami ematici ed effettuare un ecocardiogramma transesofageo (che permette la visione più accurata delle camere atriali) al fine di escludere la presenza di formazioni trombotiche atriali.
Una volta ripristinato il ritmo regolare, il suo mantenimento può essere ottenuto utilizzando farmaci antiaritmici. Purtroppo però, in molti casi, nonostante la terapia farmacologica, spesso se esistono importanti fattori predisponenti, gli episodi di fibrillazione atriale possono ripresentarsi.
Nel caso in cui il ritmo regolare non si mantiene nel tempo e gli episodi sono molti, si può ricorrere alla ablazione, una procedura interventistica cardiaca. Viene eseguita in anestesia, di solito generale, mediante l’introduzione di cateteri (sottili sonde elettriche) che per via venosa raggiungono l’atrio. In una prima fase della procedura viene condotto uno studio elettrofisiologico per mappare l’atrio e capire i punti da trattare. Successivamente, vengono eseguite delle piccole cauterizzazioni, di dimensioni millimetriche, a livello delle aree responsabili dell’insorgenza di fibrillazione atriale, creando delle vere e proprie linee di barriera contro l’insorgenza e la propagazione della fibrillazione atriale. Esistono varie tecniche per eseguire questo intervento che stanno diventando sempre più affidali, veloci ed efficaci ne mantenere nel tempo il ritmo cardiaco regolare.
Il follow-up del paziente prevede controlli, talvolta eseguiti mediante l’impianto sottocute di un
di un “mini holter” del battito (loop recorder), in grado di rilevare in continuo il battito cardiaco e di memorizza le eventuali alterazioni del ritmo. Tali dati sono poi utili, ovviamente accanto alle caratteristiche cliniche del paziente, per definire se mantenere meno la terapia farmacologica e definire meglio quale.
Lo stile di vita è importante in caso di fibrillazione atriale?
Lo stile di vita è sicuramente importante anche in questo caso, ecco alcune considerazioni:
- il fumo peggiora tantissimo la probabilità di aritmie, specie in persone predisposte; pazienti con episodi di fibrillazione atriale devono smettere di fumare il prima possibile, anche per ridurre il rischio di altre patologie cardiache quali infarto, cardiopatia ischemica, ipertensione che spessissimo sono associate alla fibrillazione atriale
- attività fisica: l’esercizio fisico, anche nel caso della fibrillazione atriale, ha un doppio ruolo: da un lato può essere utile, dall’atro può creare problemi. Durante episodi di fibrillazione atriale occorre evitare di svolgere attività fisica, talvolta addirittura l’episodio di fibrillazione atriale può insorgere durante o dopo attività fisica specie se esagerata. Quando la situazione clinica è sotto controllo, lo svolgimento di esercizio fisico aerobico (camminare, nuotare, bicicletta, ecc) ad intensità moderata non ha controindicazioni, anzi può essere utile anche per gestire tutte le patologie sopra ricordate che si associano spesso alla fibrillazione atriale. Meglio comunque una valutazione medica specialistica per definire quale e quanto esercizio fare alla luce anche delle terapia farmacologiche assunte.
- Alimentazione: importante anche nel caso della fibrillazione atriale mantenere una giusta composizione corporea, evitando l’eccesso di massa grassa. Inoltre assicurarsi di assumere cibi che forniscono adeguate dosi di Sali minerali è importante, così come evitare alimenti che favoriscono l’insorgenza di disturbi intestinali (con conseguente diarrea) in soggetti con particolari patologie gastroenteriche.
- Gestione dello stress: è fondamentale! Lo stress infatti rappresenta un fattore capace di scatenare un episodio di fibrillazione atriale in soggetti predisposti. Imparare tecniche di rilassamento, mindfulness e gestione dello stress può essere di grande aiuto.
Prof. Daniela Lucini
Professore Ordinario MEDF/01
Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport ed Esercizio Fisico
Università degli Studi di Milano
Dipartimento Biotecnologie Mediche e Medicina Traslazionale
Direttore Servizio Medicina Esercizio Fisico e
Direttore Laboratorio Sperimentale di ricerche di medicina dell’esercizio fisico
IRCCS Auxologico, Milano
daniela.lucini@unimi.it
d.lucini@auxologico.it